
Autore: Francesca Pucci Pertusi - 2007 - ISBN 88-86345-82-8 - Colibrì
Autore: Roberto Silvi - 2009 - ISBN 978-88-86345-70-5 - Colibrì
La Memoria e l'oblio di Roberto Silvi è un breve romanzo autobiografico che descrive scenari di trent'anni fa, che come un album di famiglia destano forse una naturale nostalgia in chi ha direttamente vissuto quell'epoca, ma sono un documento prezioso per coloro ai quali le situazioni descritte appaiono nella novità della scoperta. Ma il cuore di questa eredità è forse costituito dall'omaggio ad Albert Camus, Shakespeare e il ciabattino, in cui Silvi riflette sul saggio L'uomo in rivolta dell'autore francese giungendo a propendere per una continua incessante rivolta invece che una rivoluzione che stabilisca una volta per tutte un nuovo ordine definitivo.Viene da chiedersi se questa rivolta di cui parlano Silvi e Camus non sia infin dei conti la vita stessa. Prefazione di Fred Vargas* Può sembrare strano al lettore che una prefazione al testo di Roberto Silvi La memoria e l'oblio venga scritta da un'autrice francese di romanzi polizieschi, che non ha vissuto gli "anni di piombo", e conosce l'Italia solo di passaggio. Occorrerebbe, mi dico, che per essere all'altezza del compito, e per commentare le parole delicate di Roberto, i miei occhi avessero visto come i suoi il torrente che sommerse l'Italia e la sua gioventù politicizzata negli anni settanta. Personalmente non ho potuto vedere questa ondata: ero troppo giovane anche solo per trovarmi fra coloro che, a Parigi, erano al corrente degli avvenimenti italiani del periodo. Non sono stata al corrente di tali eventi, passati sulla mia testa, e tuttavia, ora, al tavolo di lavoro, assorbita dal testo di Roberto, mi accingo alla sua prefazione. Onorata dalla sua richiesta e intimidita dalla Storia, mentre avanzo con precauzione come se non mi sentissi legittimata a scrivere queste righe. Ma c'è in realtà un'eccellente ragione per farlo. Se è vero che non non ho vissuto alcun momento degli "anni di piombo", però conosco Roberto. Ecco perché ora scrivo del suo libro. Roberto ed io non abbiamo parlato molto a lungo degli anni passati e della situazione italiana, lui non mi insegna la storia, non mi racconta il passato. Indubbiamente parliamo di politica, di quella attuale più che di quella passata. Naturalmente noi ci occupiamo del suo amico Cesare Battisti**, ma tra una frase e l'altra godiamo del piacere di stare insieme sulla terrazza all'aperto di un caffè. Roberto sorride molto e i suoi occhi si illuminano. Incrocio il suo sguardo, sorrido con lui e non sappiamo esattamente per quale motivo. È una manifestazione di comprensione reciproca, senza dubbio di intesa. Con estrema dolcezza Roberto invita al rispetto, alla comprensione degli altri, al rigore delle opinioni, sempre a un livello di grande levatura e nobiltà. La memoria e l'oblio è conforme alla sua immagine, nel descrivere con grazia e armonia, senza sotterfugi, ambagi, anche avvenimenti cruenti. Non si tratta di una lezione di storia, nè di una giustificazione, nè di un manifesto. Non è un'espressione di vendetta, un atto di collera, uno sfogo di amarezza. Tantomeno si tratta di "souvenirs", e neppure di una qualche edulcorazione o abbellimento dei fatti accaduti. Il narratore è imprigionato a vita e la sua memoria è costellata di morti: amici freddati da armi da fuoco, smembrati dai loro stessi esplosivi, suicidi. Giovani che corrono, ognuno a modo suo, verso il proprio destino, precipitandosi incontro al fato, al corso della storia che pare loro avanzare troppo lentamente. Roberto Silvi nel suo scritto non nasconde alcun particolare dell'ebbrezza e dell'implacabilità di questi anni. E, tuttavia, non si resti sconcertati se la sua scrittura è delicata, nel senso che sa cogliere le situazioni, senza ferire e senza forzature. Come nei casi in cui giunge a penetrare gli aspetti più segreti, fragili, dei diari intimi. È dunque un testo disarmante sulle armi, attraverso il cui percorso l'autore ci guida con sensibilità e precisione, discrezione e verità, delicatezza e autenticità... In compagnia del narratore torniamo indietro, verso la sorgente del fiume di avvenimenti. Un percorso a ritroso fino alla sorgente vivace e tumultuosa. Giochi di ragazzi, passioni di infanzia, si mescolano negli allegri gorghi della sorgente. Poi si inverte il cammino, si ripercorre la corrente verso valle, costeggiando, ora, questo fiume che ingrossa tumultuoso, amplifica il fragore dei flutti, mischia i colori e soprattutto trascina i suoi viaggiatori verso lo sbocco funesto. Alla fonte sovrabbondanza di vita, all'estuario rapide mortifere. A monte un corso d'acqua allegro, a valle fatale. Fra questi due poli il fiume scorre inesorabilmente. Silvi ne rende tangibile la portata, la massa, l'ampiezza, il peso; ma al contempo ci mostra nel cavo della sua mano ciascuna delle goccioline che lo compongono. Un andirivieni vorticoso di generale e particolare, movimento della Storia e degli esseri che navigano insieme ad essa, protagonisti che cominciano a rendersi conto che non potranno raggiungere gli argini del flusso inarrestabile. Ci sono coloro che accettano, coloro che si identificano con l'acqua, quelli che temono di perdere l'amore, quelli che àncorano i loro sguardi alle rive, quelli che corrono verso la vittoria, poi chi riconosce la sconfitta, e chi si sacrificaŠ Francesco, Sergio, Flavia, Alberto, StefanoŠ Sergio e il suo cane Uaglio e chi darà da mangiare al suo cane, se...? Questo "se", sovrasta gli animi, con esso ciascuno intrattiene una discussione sotterranea, che mormora continuamente nel sottosuolo degli atti compiuti. "se"? Con e malgrado questo "se"? il fiume avanza e con esso avanzano gli esseri umani. I rapporti di forza, i test di capacità operativa, le amicizie, i sospetti, gli amori, i sussurri della rivoluzione. E insieme gli inquieti, gli impazienti, i prudenti, gli agguerriti. Gli enigmi di ciascuno. La loro complicità che lega tutti - unanimità che naviga su questa corrente che accelera, inizia a scorrere più in fretta della vita stessa. Più veloce? Ma esiste una velocità peculiare alla vita? Cosa intende dire Silvi, raccontando un quotidiano troppo lento, sul quale spingono le masse dei giovani affinché vada più in fretta, mentre la sua rapidità, al contempo, stronca le loro gambe? Questo fiume ha velocità disparate, discontinue. Lo vediamo passare in queste pagine, brutalmente, con le sue pause sotto il sole, i meandri abituali, i gorgoglii, le piene improvvise, trascinare le sue impazienze e i suoi densi interrogativi che non affondano, tuttavia, le ultime domande ansiose di Sergio: "Chi si occuperà del cane?". Con l'avventura politica italiana, si è aperta un'inquietante riflessione sui ritmi e i contenuti del tempo. Parigi, marzo 2008. (adattamento di E.G.)
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