La Russia a pezzi

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Autrice: Cristina Carpinelli - ISBN 978-88-87613-34-6 - Prefazione di Luigi Greco
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Bisogna sbarazzarsi dei vecchi... Anche i bambini soffrono? Sbarazzarsi anche di loro. Quelli che restano non ostacoleranno le riforme. Se vecchi, donne e bambini scomparissero, magari per il solo periodo di transizione, tutti i problemi sarebbero rapidamente risolti. (Michajl Ivanevskij). In queste poche e ciniche parole, scritte dall'umorista russo Michajl Ivanevskij, è racchiuso il nocciolo di questo libro. Infatti, dall'analisi degli indicatori del benessere e del progresso sociale in Russia (spese per servizi, per consumi, ecc.), comparati con stessi indici di altri paesi in transizione, emerge lo stato d'allarme in cui si trova questo paese, ancora nel nuovo Millennio. Trascorso il decennio di amministrazione el'ciniana, caratterizzato dalla totale spoliazione delle attività statali da parte della classe oligarchica, con la sua politica predatrice dei "prestiti in cambio di azioni" (loans for shares), l'ingresso della nuova gestione Putin non apporta sostanziali mutamenti strutturali, se non per quanto riguarda il rafforzamento dello Stato e delle sue istituzioni portanti, attraverso la "verticale del potere". In economia, la persistente dipendenza della Russia dal settore energetico, senza aver costruito solide basi alternative al puro export di idrocarburi, con il potenziamento dell'apparato produttivo interno e il rilancio del mercato interno, fa sì che l'unica leva dello sviluppo sia praticamente l'oro nero e il gas naturale, con il rischio che una caduta dei prezzi internazionali possa riportare il paese alla crisi del 1998. Il piano di aggiustamento strutturale, inaugurato nel 1992 con la riforma dei prezzi, continua ad avere ripercussioni negative, soprattutto sotto l'aspetto sociale, nonostante l'intenzione del Presidente di "rilanciare l'economia, puntando sul benessere di tutti e non di pochi". "Quello che abbiamo fatto finora - ha ammesso Putin - non è creare benessere. È piuttosto solo l'alba del benessere". Nel frattempo, un terzo della popolazione prosegue a vivere sotto la soglia di povertà. La gente non avverte miglioramenti nel proprio tenore di vita o nell'accesso ai servizi, mentre vede ancora crescere l'elenco dei miliardari. C'è un grande disagio, la marginalizzazione di ampi strati sociali e nessun intento di ridistribuzione: il divario tra ricchi e poveri non si è affatto ridotto, nonostante la crescita del Pil alimentata dagli alti prezzi del petrolio. Prosegue indisturbata la trasformazione del carattere universale dei sistemi pubblici di previdenza e sicurezza sociale in sistemi privati di assicurazione individuale; trasformazione che rientra nel c.d. piano di razionalizzazione economica. Nel 2004, è varata la riforma di welfare, che liquida i social benefits alle classi disagiate e li sostituisce con un compenso monetario. Questa riforma, trasformata in legge nel gennaio 2005, rappresenta la fase ultima di distruzione totale dello Stato sociale e degli standards di vita delle masse russe, che già negli anni Novanta avevano sperimentato una colossale retrocessione sociale. L'assenza di una rete di sicurezza costringe i lavoratori a mantenere il posto di lavoro anche a salario zero. I problemi irrisolti di deindustrializzazione e di obsolescenza dei vecchi settori statali fa sì che non si arresti il processo di espulsione dal mercato del lavoro di una fetta consistente di operai e impiegati (soprattutto donne). La disoccupazione, insieme con la disgregazione delle strutture produttive, civili e assistenziali, alimenta la diffusa pauperizzazione nella società: in Russia, si contano ancora oggi circa 40 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Il risultato della perdita dei diritti economici e sociali di milioni di persone russe è riscontrabile anche attraverso l'analisi dei fondamentali indicatori di sviluppo umano: il suicidio, le morti connesse all'abuso di alcool e l'ampia diffusione della droga sono tutti fenomeni in crescita. Il diffondersi di "malattie della povertà" (tubercolosi, difterite, sifilide, ecc.) e dell'Aids è reso maggiormente acuto dal fatto che mancano spesso degli interventi di sensibilizzazione, educativi, le infrastrutture e i programmi per affrontare tali problemi. Indicatori importanti come la speranza di vita e il tasso di mortalità infantile non registrano variazioni positive significative rispetto agli anni Novanta. Le politiche di privatizzazione, imposte senza prevedere alcun ammortizzatore sociale, non sono cambiate e i ritocchi apportati sotto la gestione Putin sono solo di cosmesi. Sotto il cerone permangono la stessa claudicante economia e il grave impoverimento sociale che hanno caratterizzato gli anni Novanta.
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