FRANCO FORTINI. Un profilo militante

10,00 €
Tasse incluse

Autore: Luca Lenzini - 2018 - ISBN 9788896258149 - Centro Documentazione Pistoia

I quaderni dell'Italia antimoderata n.810.00 euro «Fortini giace insepolto fuori dalle mura», ha scritto Rossana Rossanda; destino, questo, di chi si volle «voce poetica di quella parte del secolo che aveva tentato l’assalto al cielo d’un cambiamento del mondo, ha perduto ed è ricaduta fra le maledizioni del Novecento e l’inizio di un millennio che non ne sopporta il ricordo.» È la volontà di cambiamento, infatti, a costituire il filo rosso dell’attività di Fortini come intellettuale, e proprio a quella volontà va ricondotto il costante tentativo di rimozione della sua presenza nel Novecento da parte dei gestori dell’opinione e dei difensori dell’esistente, ogni volta eguali e sempre diversi lungo il passare degli anni (come anche quelli, cinici e arroganti, dei nostri giorni.) Il libro non intende fornire un’introduzione all’opera di Fortini bensì un ragguaglio sul suo percorso di intellettuale e sulle direzioni della sua militanza, colta attraverso alcuni momenti salienti nella partecipazione al dibattito ideologico e culturale (non solo nazionale) del suo tempo. È parso utile raccogliere alcune tracce che dal secolo scorso e dalle vicende di tutta una esistenza indicano speranze e sconfitte, illusioni e inganni del nostro passato, ovvero luoghi del conflitto tra chi al cambiamento ha dedicato le sue energie e facoltà e chi, in mille modi –volgari o astuti, obliqui o violenti– lo ha combattuto. Fortini, «letterato per i politici, ideologo per i letterati», com’ebbe a definirsi (e sempre, pertanto, ospite ingrato, con il titolo di uno dei suoi libri più belli) molto prima del giudizio postumo di Rossanda aveva prefigurato contorni e origine del proprio destino, quando avvertì che «esistono […], e come, e ricordiamolo ad alta voce, coloro che ricevono la propria autorità e legittimità, il proprio diritto all’esercizio della critica e all’uso dell’intelligenza, da un mandato inverificabile, scritto su carta spesso sgualcita con caratteri mezzo scancellati dal tempo e firmato da sconosciuti: un vero e proprio mandato “assembleare”, di quella massa i cui voti non si contano ma si pesano, e dalla quale costoro vengono e a cui tornano. (dalla Nota introduttiva) «I moderati toscani…»: indicando con un cenno il Lungarno da Vespucci a Corsini e oltre, una volta che in auto passavamo insieme il Ponte alla Vittoria, Fortini disse così, quasi parlando tra sé, in un a parte della conversazione. Sulle facciate dei palazzi dell’aristocrazia fiorentina, coreografia così consueta e celebrata da non esser quasi più percepibile allo sguardo nella sua connotazione storica e di classe, si rifletteva la luce del pomeriggio; ma niente, mi pareva, era in comune tra quel paesaggio e chi mi stava accanto. Per quanto nato a Firenze e lì vissuto fin oltre i vent’anni, Fortini era per me (e non solo per me) milanese: organico ad un modo d’essere e ad un background sociale ed economico che nulla aveva a che spartire con la storia di quella che era anche la mia città natale. La distanza tra lui e quei «moderati», ceto proprietario e di governo, non poteva essere più grande, abissale persino, almeno quanto lo era la skyline di Milano rispetto alle dimore affacciate sull’Arno. Non sapevo, allora, che Fortini era nato proprio sul Lungarno, ma sull’altro versante rispetto al Ponte Vecchio, e sul lato d’Oltrarno: al numero uno di Piazza Poggi, in una pensione di fronte alla Torre di San Niccolò. Piccola borghesia; anno il 1917, quello dell’Ottobre. (dal capitolo I. Modificazioni) Completano il volume: Appendice I. Bibliografia; Appendice II. Bibliografia essenziale della critica, Appendice iconografica. FRANCO FORTINI Nato a Firenze nel 1917, Fortini ha vissuto in quella città gli anni giovanili, laureandosi in Giurisprudenza e in Lettere, ed entrando in contatto con gli intellettuali che prima della guerra hanno fatto la storia della cultura italiana, da Montale a Noventa (di cui fu discepolo) e Vittorini. Richiamato alle armi nel 1941, dopo l’otto settembre riparò in Svizzera e partecipò alla Resistenza in Valdossola. Con la fine della guerra si stabilì a Milano, diventando redattore del «Politecnico». Dal 1948 al 1953 ha lavorato alla Olivetti; successivamente è stato collaboratore delle riviste «Comunità», «Officina», «Ragionamenti», «Il menabò», «Quaderni rossi», «Quaderni piacentini»; tra i quotidiani, prima dell’«Avanti!», poi del «Manifesto», del «Corriere della sera», «Messaggero», «II sole 24 ore». Dopo aver insegnato nelle scuole secondarie, dal 1971 al 1990 è stato titolare della cattedra di Storia della critica letteraria della Facoltà di Lettere dell’Università di Siena, dove ha svolto l’intera carriera accademica (nella Biblioteca Umanistica sono ora conservati sia l’archivio sia i libri). È stato redattore e consulente editoriale delle più importanti case editrici italiane: Einaudi, Il Saggiatore, Mondadori, Garzanti. Nel 1985 gli fu conferito il Premio Montale-Guggenheim per la poesia. È morto a Milano nel novembre 1994. LUCA LENZINI Luca Lenzini (Firenze, 1954) ha dedicato studi e commenti all’opera di Franco Fortini, Vittorio Sereni, Guido Gozzano, Giovanni Giudici, Attilio Bertolucci, Alessandro Parronchi e altri autori novecenteschi, non solo italiani. Suoi recenti interventi di attualità culturale sono in Il gatto di Arnheim e altri scritti clandestini (Ed. Zona, 2016). Dirige la Biblioteca Umanistica dell’Università di Siena ed è membro del Centro studi Franco Fortini.

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